Le principal symptôme de l'éjaculation prématurée est une éjaculation incontrôlée soit avant ou peu de temps après un rapport sexuel commence. L'éjaculation se produit avant que la personne le souhaite, avec une stimulation sexuelle minimale. Où commander viagra suisse vous avez trouvé une #pharmacie en ligne ici http://trendpharm.com/ viagra. Parfois, une combinaison de problèmes physiques et psychologiques provoque la dysfonction érectile. Par exemple, une condition physique mineure qui ralentit votre réponse sexuelle peut causer de l'anxiété à propos de maintenir une érection. L'angoisse qui en résulte peut entraîner ou aggraver la dysfonction érectile. Una disfunción eréctil puede ser el resultado de afecciones y enfermedades, medicación o estilo de vida. En primer lugar, es un problema físico. A menudo, factores psíquicos como el estrés y el miedo ayudan a mantener o empeorar los problemas eréctiles. Compra propecia generico en madrid saber cuál es el medicamento ideal para usted depende de diferentes factores.
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Assassino è chi uccide. Ovunque.

Centro di Women’s Studies ‘Milly Villa’ - Università della Calabria - 28 maggio 2013


L’omicidio di Fabiana Luzzi ci interroga e ci fa riflettere. Crediamo che in questi casi sia necessario rispettare il dolore di una famiglia e di una comunità. Come Centro di Women’s Studies “Milly Villa” non possiamo tacere però rispetto alla costruzione e alla (ri) produzione del discorso pubblico a cui stiamo assistendo in queste ore.

Non possiamo dare spazio alla costruzione del discorso mediatico che possa anche solo minimamente legittimare una posizione o rafforzare stereotipi e pregiudizi. C’è sempre un pericolo nascosto quando si esprime un giudizio o un’opinione che diventa pubblica: il pericolo del non approfondimento, della rinuncia a conoscere. Il pericolo è quello dell’inerzia di comodo che fa irrigidire la definizione della realtà, investita emozionalmente da chi la esprime, in puro pregiudizio.

L’omicidio di una donna è tale ovunque accada: non è il luogo a stabilire naturali predisposizioni. Non è biologia, né cultura naturalizzata. E’ violenza, e la violenza non conosce appartenenze territoriali o regionali. Assassini lo si diventa quando si uccide.

E’ per questo che come Centro sottolineiamo il pericolo nascosto dentro ad ogni stereotipo che diventa pregiudizio; il pericolo di un razzismo che nasconde la realtà e che non permette di leggerla nelle sue tante dimensioni. Come Centro, riteniamo indispensabile ripensare alla categorie attraverso le quali leggiamo la violenza di genere, attraverso cui proviamo a comprendere i cambiamenti nelle relazioni, nelle dinamiche di potere, di riconoscimento, di costruzione di una idea di relazione affettiva come possesso e dominio.
Essere situate in una terra come la Calabria significa anche decostruire un immaginario legato alle donne del sud, agli uomini del sud, alla dinamiche tra i generi. A Sud, ma non solo. Significa decostruire concetti come quelli di emancipazione, per approfondire le diverse forse di dominio da cui liberarsi, ed uscire dalla logica che ci rende libere o oppresse nelle rispettive scelte di partire o restare. Significa decostruire quella visione ricorrente (a cui sembra che due ‘importanti’ giornali nazionali siano ormai affezionati) che tende a svalutare e razzizzare i sud - e la Calabria in particolare - confinandoli in una costruzione discorsiva che li vuole immobili, depauperati, senza storia, stretti dalla morsa del patriarcato. Significa, per lo stesso motivo, anche sfuggire ai discorsi che si arroccano intorno a una ‘presunta’ identità ferita, a una ‘calabresità’ offesa e da difendere: anche in questo caso il rischio è quello di ‘naturalizzare’ la Calabria, annullare le criticità, i chiaroscuri, la forza di un paradigma eterosessista declinato al maschile.

Come Centro di Women’s Studies dell’Università della Calabria speriamo che da questa orrenda vicenda si possa avviare una riflessione seria a partire dal linguaggio, senza parlare d’amore, di gelosia, di passione, ma di violenza, rabbia, calcolo e orrore. Speriamo che da qui si possa rimettere al centro la vita delle donne, la dignità delle persone, a partire dall’individuazione di nuove prospettive di analisi, dalla proposta di percorsi formativi ed educativi, dal sostegno ai centri Antiviolenza, rafforzando ciò che esiste e resiste, spesso a fatica.
Rinnoviamo la nostra vicinanza alla famiglia di Fabiana, e a tutte le vittime di femminicidio
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