Le principal symptôme de l'éjaculation prématurée est une éjaculation incontrôlée soit avant ou peu de temps après un rapport sexuel commence. L'éjaculation se produit avant que la personne le souhaite, avec une stimulation sexuelle minimale. Où commander viagra suisse vous avez trouvé une pharmacie en ligne ici http://trendpharm.com/ #viagra. Parfois, une combinaison de problèmes physiques et psychologiques provoque la dysfonction érectile. Par exemple, une condition physique mineure qui ralentit votre réponse sexuelle peut causer de l'anxiété à propos de maintenir une érection. L'angoisse qui en résulte peut entraîner ou aggraver la dysfonction érectile. Una disfunción eréctil puede ser el resultado de afecciones y enfermedades, medicación o estilo de vida. En primer lugar, es un problema físico. A menudo, factores psíquicos como el estrés y el miedo ayudan a mantener o empeorar los problemas eréctiles. Comprar kamagra en chile saber cuál es el medicamento ideal para usted depende de diferentes factores.
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"La tutela del diritto alla vita e alla salute non può variare in funzione della nazionalità e della provenienza”. Ong, associazioni, studiosi e ricercatori sottoscrivono il documento con le proposte per rendere il sistema di accoglienza sicuro e dignitoso.

Criticità del sistema navi-quarantena per persone migranti: analisi e richieste


“Il trattenimento a bordo di unità navali per lo svolgimento del periodo di sorveglianza sanitaria delle persone soccorse in mare o sbarcate autonomamente in Italia rappresenta una limitazione delle libertà di movimento delle persone e una violazione del divieto di discriminazione, poiché si attua con modalità differenziate per i soli cittadini stranieri in percorso migratorio e senza alcuna trasparenza e informazione a riguardo.”

Questa la prima denuncia evidenziata dal documento “Criticità , condiviso e sottoscritto da circa 150 organizzazioni italiane e internazionali a cui si sono associati docenti universitari, filosofi e operatori umanitari per chiedere al Ministero dell’Interno, al Ministero dei Trasporti, al Ministero della Salute, al Dipartimento della protezione civile di chiudere il modello di gestione della quarantena con le navi e migliorare e rafforzare il sistema di accoglienza e di impegnarsi ad introdurre misure che rispettino la sicurezza, la salute e i diritti di tutte le persone coinvolte, senza alcun tipo di discriminazione.

 

LE RICHIESTE AL GOVERNO Le realtà firmatarie chiedono che vengano dismesse le navi quarantena, che sembrano rispondere più a paure indotte che a criteri di una gestione sicura, ragionevole e umana dell’epidemia e dei flussi migratori e reinvestiti i finanziamenti previsti nell’adeguamento dei centri di accoglienza a terra; e che, nel mentre, vengano fornite comunicazioni pubbliche ed esaustive sulla situazione a bordo delle navi, rendendo trasparenti e pubbliche le procedure adottate in particolare nei confronti dei minori e di persone anche con gravi vulnerabilità. Il documento inoltre pone l’attenzione sulla necessità di garantire un’adeguata informazione legale e sanitaria a tutte le persone attualmente presenti sulle navi e l’impegno formale affinché non vengano più trasferite sulle navi anche persone già presenti sul territorio. Infine, chiedono che venga sospesa la prassi della consegna dei decreti di respingimento differito e delle espulsioni consegnate al momento dello sbarco.

 

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Non piove, governo ladro

Comune-info - 24 Settembre 2020 - Marco Bersani

Per la prima volta viene resa nota un’analisi sulle conseguenze dei cambiamenti del clima specificamente in Italia.

Le previsioni sono a tinte molte fosche per quel che riguarda, tra le altre cose, il rischio idro-geologico, la siccità, l’agricoltura, la qualità della vita nelle città, le polveri sottili e la salute in generale, l’ulteriore aggravamento delle disuguaglianze economiche. Disastri già ampiamente previsti e denunciati, ma il governo ha dato anche solo una veloce occhiata a questo studio?

A guardare le linee guida per il Recovery Plan, ovvero l’insieme di progetti e interventi per accedere agli oltre 200 miliardi previsti dal Recovery Fund europeo, si direbbe proprio di no. Tutta l’attenzione e tutto l’impegno sembrano concentrati, ancora una volta, sulla riduzione dell’impatto economico provocato dalla pandemia: il raddoppio del tasso di crescita e un aumento di 10 punti del tasso di occupazione. Probabilmente si continua far finta che la diffusione mondiale del virus sia frutto del destino e che il clima sia variabile, una variabile dipendente dalla necessità di far girare l’economia

Vai all'articolo su comune-info

Vai al rapporto completo sul Cambio climatico in Italia

 

 

VarioMondo articoli: contromano

Piano Colao: come prima, più di prima

10 Giugno 2020 di Marco Bersani, Attac Italia

Bisognerebbe sinceramente ringraziare il manager Vittorio Colao che, in mesi di duro lavoro nella clausura del suo loft nella city londinese, ha prodotto un piano per la rinascita dell’Italia chiaro, netto, senza fronzoli più del necessario e comprensibile a tutti.

Un piano che ha un grande pregio: se, come tutti hanno affermato, la drammatica esperienza della pandemia rappresenta un monito e uno stimolo a rimettere in discussione un modello economico e sociale che ha dimostrato di non garantire protezione ad alcuno, il piano Colao è la summa di tutto ciò che NON si dovrebbe fare.

A tutti quelli che in questi mesi da una corsia di ospedale, da un reparto di produzione, da una consegna dettata da un algoritmo, da un portone di scuola sbarrato, dalla solitudine di una finestra hanno gridato “Mai più come prima!”, il pool di manager ha detto a chiare lettere non solo che tutto sarà “come prima, più di prima!”, ma che sulla destinazione delle risorse non faranno prigionieri.

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Sciopero delle e degli invisibili - 21 maggio 2020

Quando eravamo in confinamento, al "sicuro" nelle nostre case, c'è chi non ha mai smesso di spaccarsi la schiena nei campi per coltivare e raccogliere gran parte del cibo che ci ha nutriti nonostante il lockdown. Migliaia di persone, esseri umani vulnerabili alla pandemia e soggetti di diritto quanto noi: piccoli produttori, braccianti, stranieri ed italiani, uomini e donne, che svolgono attività essenziali e che però lo fanno senza diritti e tutele, indifesi anche di fronte all'emergenza sanitaria.

Ci vuole coraggio.

Per costruire una nuova normalità, finalmente umana; ci vuole coraggio per, insieme, approfittare della crisi per ribaltare le dinamiche che, dietro l'angolo di casa nostra e nei retroscena del cibo che consumiamo, producono violazione ai diritti, sfruttamento, insicurezza e disumanità.

Ci vuole coraggio.

Per regolarizzare i migranti, riconoscere loro un lavoro dignitoso, libero da paraschiavismo, così come per smantellare le vergognose condizioni di vita nei ghetti, dove come società stiamo ammassando uomini e donne, senza servizi e in precarietà, dove parlare di distanziamento sociale è una beffa, poiché è una delle tante opportunità negate. Non bastano misure parziali e permessi di soggiorno temporanei che lasciano fuori una grande fetta di lavoratrici e lavoratori più deboli, resi irregolari dai feroci decreti Salvini e sfruttati nei campi senza contratti di lavoro, ora ancora più vulnerabili a fronte della crisi. Bisognava, invece, "assicurare la certezza del rispetto del contratto di lavoro ed il riconoscimento al diritto a vivere regolarmente in Italia", come ha ricordato USB Immigrati.

Ci vuole coraggio.

Per non coprirsi gli occhi e vedere la realtà, sebbene cruda: i margini e gli sfruttati non sono invisibili, sono qui, vicino a noi, possiamo accorgercene se ci interroghiamo sulla provenienza e su come sono prodotti i cibi che ci nutrono, le arance, i pomodori o le clementine che consumiamo alla nostra tavola.

Ci vuole coraggio.

Per riconoscere che il problema non risiede solo nei ghetti, nelle sanatorie spietate o nel caporalato, ma anche nella perversa filiera del cibo abbandonata al controllo della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

Il cibo - non più diritto, ma trattato come qualsiasi altra merce- viene comprato a prezzi irrisori alle piccole produzioni delle nostre campagne, strozzate dal controllo sui prezzi esercitato dalla GDO che paga poco, sfruttando chi produce, mentre negli scaffali dei supermercati vende caro a chi consuma, in una duplice catena di abusi.

Le nostre produzioni italiane, contadine o comunque su piccola scala, non tutelate né visibilizzate nella loro specificità e nel loro incalcolabile contributo al diritto al cibo di tutti e tutte, da decenni resistono e sopravvivono a malapena in un contesto di concorrenza sleale e senza politiche mirate e calibrate alla loro specificità (vedi Campagna Popolare per le Agricolture Contadine). In un contesto così allo sbaraglio, la via di fuga troppo spesso è quella di rifarsi sui più deboli: pagare meno e non riconoscere diritti a chi lavora nei campi.

Il cibo è fondamentale per ogni essere vivente, lo abbiamo visto ancor più chiaramente, se necessario, in questi mesi di pandemia: utilizziamo la crisi per riappropriarcene, promuovendo e costruendo attivamente una transizione a sistemi alimentari territoriali basati sulla sovranità alimentare, che rispettino gli ecosistemi, producano cibo sano e tutelino i diritti di chi produce e di chi lavora nelle campagne.

Tutelare chi lavora e chi produce nelle campagne è tutelare il nostro diritto ad un cibo di qualità e non sporco di sfruttamento. Non a caso, chi convoca lo sciopero del 21 maggio invita a non raccogliere ma anche a non consumare dalla grande distribuzione, cioè chiede solidarietà anche a chi produce e a chi consuma, per unirci e costruire una coscienza collettiva su cosa c'è dietro il cibo che consumiamo e le potenzialità di questo diritto per la trasformazione delle nostre società.

Anche il CRIC aderisce allo sciopero del 21 maggio.

Aiuta con la diffusione, aderisci anche tu!

 

VarioMondo appelli - Palestina

I Palestinesi devono poter accedere alle cure mediche e noi abbiamo la responsabilità di sostenerli mettendo fine alle restrizioni israeliane. Secondo la Quarta Convenzione di Ginevra, Israele come potenza occupante ha il dovere di garantire la sicurezza e il benessere della popolazione civile nelle aree sotto il suo controllo

 

All'attenzione di: Alto rappresentante dell'UE per gli Affari Esteri Josep Borrell,

Ministri degli Affari Esteri dei paesi europei, Bruxelles,

Richiesta urgente di aiuto per l'emergenza a Gaza - porre fine al blocco ora!

ECCP - European Coordination of Committees and Associations for Palestine – 6 aprile 2020

 

Caro signor Borrell, Cari Ministri degli Affari Esteri degli Stati membri dell'UE,

In risposta alla pandemia globale di Coronavirus, i governi di tutto il mondo stanno mettendo in atto misure di emergenza al fine di proteggere la salute dei loro cittadini e stabilizzare le loro economie. Per quasi 2 milioni di persone nella Striscia di Gaza occupata e assediata, con i primi 12 casi di COVID-19 confermati il 1° aprile e 2 mila sospettati già in quarantena, la situazione è sull'orlo della catastrofe. Apparecchiature, letti per la terapia intensiva e strumenti di prevenzione per far fronte a una potenziale diffusione del contagio sono carenti o totalmente inadeguati. In questa situazione, qualsiasi risposta efficace per affrontare l'attuale crisi di Gaza è impensabile. Oltre un decennio di blocco illegale e frequenti brutali assalti militari israeliani hanno fatto sì che 2 milioni di persone si trovino in una situazione di sovraffollamento disperato in ambienti angusti e in condizioni di vita disastrose: un deficit del 60% nelle forniture mediche, una fornitura di elettricità fortemente limitata, malnutrizione di massa, mentre solo una famiglia su 10 ha accesso diretto all'acqua potabile.

vai alla lettera ai Ministri degli esteri Europei e a Joseph Borrell

vai alla lettera diretta a Ministro e vice e segretari degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale

 
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