Prevenire e combattere razzismo e xenofobia contro i lavoratori e le lavoratrici di origine straniera nelle aree agricole del sud Italia
Dove: Calabria – Piana di Gioia Tauro, Sicilia – Ragusano, Puglia – Nardò
Quando: 1 marzo 2020 – 31 dicembre 2021
Con chi: Medici per i Diritti Umani (MEDU), Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali – Università della Calabria, Progetto Diritti, Progetto Diritti, CISS – Cooperazione Internazionale Sud Sud, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione – Università di Bari
Le aree rurali italiane sono attraversate da dinamiche di cambiamento in virtù dei processi migratori. La presenza straniera è in crescita e porta con sé problematiche e opportunità che necessitano di essere affrontate con lucidità e accuratezza. Se da un lato infatti la presenza di persone immigrate permette di far incontrare storie e culture diverse, di far rivivere aree a rischio di spopolamento creando nuove opportunità economiche, rivitalizzando i servizi di base utili anche alle popolazioni locali, dall’altro la scarsa conoscenza del fenomeno e la diffusione di informazioni scorrette provoca l’acuirsi di reazioni che vanno dalla diffidenza a veri e propri attacchi razzisti e xenofobi. Il progetto vuole contribuire a prevenire e contrastare i fenomeni di odio e discriminazione razzista a partire dall’ambito del lavoro agricolo in Calabria, Sicilia e Puglia.
Abbiamo immaginato delle azioni utili a favorire la convivenza positiva basata sulla conoscenza, la dignità e la giustizia sociale, attraverso la comprensione critica delle filiere alimentari e la costruzione di una nuova narrazione sulla presenza di persone straniere e del loro ruolo cruciale nel settore agricolo. Allo stesso tempo abbiamo organizzato degli interventi mirati all’aumento di consapevolezza dei braccianti e delle braccianti straniere per ridurre la condizione di vulnerabilità dovuta a precarietà e mancanza di diritti per creare condizioni di dignità e di partecipazione alla vita del territorio. Lavoriamo anche nelle scuole, per stimolare la consapevolezza necessaria ad analizzare gli stereotipi, a riflettere sul razzismo del linguaggio mediatico e a comprendere le responsabilità individuali dirette nella costruzione di un certo tipo di narrazione.